Bergamo la nostra città

 

BERGAMO.

 

Collocata su un sistema collinare alle propaggini delle Prealpi Orobiche, solcate da valli ricche di boschi, di acque e di minerali, Bergamo compare sulla scena storica con le caratteristiche proprie di una città solo in età romana.
La tradizione, che risale a Plinio, vuole che il primo insediamento umano fu costituito dagli Orobi, ossia "gente della montagna", del gruppo dei Galli Cenomani, che si sarebbero insediati in queste terre scacciando gli Etruschi.
Anche sull'etimologia del nome Bergamo esistono diverse teorie.
Secondo una tradizione inaugurata da Antonio Tiraboschi Bergamo deriverebbe dal germanico Berg-Heim, abitazione sul monte, in ossequio alla presunta origine cenomane dell'insediamento.

Oggi però sempre più attendibile la teoria secondo cui il nome deriverebbe dall'area linguistica mediterranea orientale.

Toponimi quali Praga, Parga, Barga, Pergamo, Bergamo deriverebbero tutti dall'accadico parakkum, posto alto nel tempio, cella, santuario.

Caratterizzata dalla divisione della struttura urbana su due livelli, la città bassa, moderna e dinamica, e la famosa "Città Alta", vero e proprio gioiello storico e artistico, Bergamo costituisce un riferimento turistico di assoluta importanza anche grazie alla presenza dell’aeroporto di Orio al Serio che porta in città tantissimi turisti.


città bassa

 
 

città alta


 

Per prima cosa voglio parlare di Città Alta, considerata il gioiello della città e che consiglio di visitare.


Come arrivare in Città Alta.

Esistono diversi modi:

In autobus da Piazzale Marconi (Stazione FF.SS.) e da Porta Nuova autobus 1 direzione Colle Aperto

In funicolare che parte da Bergamo bassa ed arriva in Piazza Mercato delle Scarpe.
In auto seguendo questo percorso: V.le Papa Giovanni XXIII - V.le V. Emanuele - Porta S. Agostino - Viale delle mura - Colle aperto

A piedi tramite le diverse scalinate che collegano la città bassa alla parte alta. Ne esistono di diverse ma la più frequentata ed utilizzata dai turisti è sicuramente quella vicino alla funicolare. Ne esistono anche di più brevi ma meno facili da raggiungere per quanti non conoscono la città.


 

Ecco i principali monumenti da visitare in Città Alta:

Piazza Vecchia

Basilica di Santa Maria Maggiore

Cappella Colleoni

Mura Venete

Museo di scienze Naturali

Orto Botanico

 

 

Piazza Vecchia - Bergamo Alta


 

Piazza Vecchia è il simbolo della città. Formatasi già nel '300, raggiunge la sua forma attuale durante la dominazione veneta. Sul lato meridionale della piazza domina il Palazzo della Ragione, simbolo dell’età comunale; sulla destra svetta la torre civica (XII-XV), nota come “il Campanone” e l’antica Domus Suardorum (XIV-XV), oggi sede dell’Università di Bergamo.
Il lato settentrionale della piazza è chiuso da un palazzo seicentesco con facciata in marmo bianco.  Realizzato come sede del Municipio, l’edificio ospita oggi la Biblioteca Civica “A.Mai” che dispone di circa mezzo milione di volumi e conserva una preziosa Raccolta Tassiana.

Completa la scenografica piazza l’elegante fontana dono del Podestà veneto Alvise Contarini.


 

Dietro il Palazzo della Ragione, si apre la Piazzetta del Duomo su cui si affacciano monumenti di grande importanza come il Duomo,la Basilica di S.Maria Maggiore, la Cappella Colleoni.

Il Duomo, nato da un progetto del Filarete, fu più volte modificato nel corso dei secoli. La decorazione interna fu completata solo a fine 800.  Pregevoli la cappella del Crocifisso, che conserva un crocifisso del '500, e l'abside dove sono collocate sette grandi tele fra cui Il martirio di S.Giovanni Episcopo del Tiepolo.

 

Sulla Piazzetta del Duomo un protiro in marmo policromo con leoni stilofori, opera di Giovanni da Campione, segnala l’accesso alla Basilica di S.Maria Maggiore.).

 

Attigua alla Basilica si trova la Cappella Colleoni, .

A lato della Cappella Colleoni una scalinata conduce all’ingresso della Curia Vescovile.
Ultimo edificio ad ornare la Piazzetta del Duomo è il battistero.
Costruito nel 1340 da G. da Campione come vasca battesimale per la basilica fu, dopo varie vicissitudini, ricostruito nel luogo in cui si ora trova. L'interno presenta interessanti altorilievi raffiguranti la vita di Cristo. Il fonte battesimale e la statua di S Giovanni Battista sono di G. da Campione.


 

 

Basilica di Santa Maria Maggiore


Situata nel cuore di città alta la Basilica di S. Maria Maggiore è ritenuta il più importante monumento della città.


 


La collocazione stessa al centro dell'abitato denota l'importanza di questo edificio di culto. Piazza Duomo fu per lungo tempo, fino alla costruzione della vicina Piazza Vecchia, il fulcro della vita civile e religiosa della città ne su di essa si affacciano il Duomo, la Basilica e il Palazzo della Ragione.
Costruita nel XII sec. per voto alla Vergine la basilica ha conservato all'esterno la struttura romanica originaria.


 

L’impianto è a croce greca, ma l'interno, modificato nel '500 e nel '600, si presenta suntuoso.

Molti artisti vi hanno lavorato: lombardi, veneti, toscani e anche stranieri. Due sono gli accessi alla basilica ornati dagli splendidi protiri in marmi policromi opera di Giovanni da Campione.   L’interno è ricco di opere di grande pregio. Gli stalli del coro e le tarsie dell’iconostasi, che raffigurano racconti biblici, sono stati eseguiti tra il 1524 e il 1555 su disegno di Lorenzo Lotto da maestri intagliatori .
Nel transetto sono affreschi trecenteschi di autore ignoto di scuola lombarda.

 


Sempre di artista ignoto è il grande Crocifisso del '300 che pende sulla balaustra del presbiterio.  Splendidi arazzi fiorentini e di provenienza fiamminga ornano le pareti della basilica.  Al termine della navata centrale si collocano i monumenti funebri del celebre compositore G. Donizetti e del suo maestro Simone Mayr.  Nella navata sinistra il prezioso confessionale barocco di Andrea Fantoni presenta un'apologia della confessione.

S. MARIA MAGGIORE: informazioni

Piazza Duomo - sagrestia tel. 035/22.33.27. Ingresso libero.

Apertura & orari:

dal 1/11al 31/3 da lunedì a venerdì: 9.00-12.30; 14.30 – 17.00

sabato: 9.00-12.30 e 14.30-18.00

domenica e festivi 9.00-12.45 e 15.00 – 18.00.

Dal 1 aprile al 31 ottobre: 9.00-12.30 e 14.30-18.00 tutti i giorni.
SS. Messe: feriali: 10.00 festivi: 11.00 e 12.00 (durante le funzioni non sono ammesse visite)

Dopo la messa delle 7.30 la basilica viene chiusa fino alle ore 9.00.

 

La Cappella Colleoni - Bergamo Alta


 

La Cappella Colleoni viene costruita nel 1472 quando Bartolomeo Colleoni, già famoso condottiero al soldo della Serenissima e Capitano generale dell’esercito veneto decide di edificare il proprio mausoleo.  Superando il rifiuto opposto dai canonici della basilica il Colleoni fa demolire dai suoi soldati la sacrestia di S. Maria Maggiore dando così inizio ai lavori.

Uomo colto ed aggiornato il Colleoni progetta un monumento che, collocandosi nel cuore dello spazio cittadino, avrebbe determinato nuove prospettive.
La realizzazione del progetto viene affidata a Giovanni Antonio Amadeo, scultore-architetto impegnato nella grande fabbrica della Certosa di Pavia. Il compito si presenta tuttavia assai complesso: si tratta di organizzare uno spazio sacro che conservi le spoglie del capitano, che sia adatto alla celebrazione degli uffici divini e che trovi, nello stesso tempo, un accordo formale con la basilica cui si affianca.

E così il tamburo ottagono della cappella e l'aguzza cuspide della lanterna richiamano le fantasiose terminazioni della basilica, mentre l'esuberante policromia della facciata riprende, nei colori e nei materiali, il portale trecentesco della basilica.

Nell’interno la monumentale tomba del Colleoni presenta due arche sovrapposte inserite in un arco trionfale, una rielaborazione delle monumentali tombe gotiche i cui caratteri sono riconoscibili nei bassorilievi e nelle sculture.

 

Informazioni
orario d'apertura

marzo - ottobre: tutti i giorni, ore 9.00 -12.30 e 14.00-18.30

novembre - febbraio: ore 9.00 - 12.30 e 14.00 - 16.30

chiuso il lunedì.






 

 

Le mura venete - Bergamo Alta


 

Le mura di Città Alta, esistenti già in epoca romana, documentate nel VIII secolo, vennero ricostruite nel corso del medioevo e più volte rimaneggiate e modificate.
Della cinta romana sono rimaste alcune tracce ancora oggi visibili sotto il convento di S. Grata e a sinistra del viale delle Mura ad ovest del tracciato della funicolare.
Agli inizi dei '500 le mura si trovavano in condizioni di estrema decadenza. Nel 1556 il Senato della Repubblica di Venezia, che da oltre un secolo deteneva il dominio politico di Bergamo, decise di procedere alla ricostruzione integrale della cinta di fortificazione della città. L'obiettivo politico dei veneziani era di rafforzare il confine dei loro territorio di Terraferma di cui Bergamo costituiva l'estremità orientale nonché il presidio più vicino all'avversato Impero Spagnolo.
Per l'edificazione della cinta vennero demoliti oltre 250 singoli edifici ed alterate nel loro aspetto naturale alcune zone di Città Alta.
Le demolizioni si resero necessarie per risparmiare le spese di costruzione, per accorciare i tempi di realizzazione e, in alcuni tratti, per la mancanza di soluzioni alternative possibili.

Andarono così perdute importanti opere e monumenti storici come la cattedrale paleocristiana di S. Alessandro assieme a 80 case di Borgo Canale, le chiese di S. Lorenzo, con 59 case del borgo omonimo, S. Giacomo, S. Pietro.
Le mura, che costituiscono una delle più significative fortezze realizzate da Venezia in terraferma, non vennero mai utilizzate per azioni militari pur essendo il risultato di concezioni difensive all' avanguardia per quei tempi.
Lasciate così ad uso civile ad iniziare dal secolo scorso vennero demilitarizzate e attorno ad esse si realizzò il viale interno, ombreggiato da ippocastani e platani e si provvide all'abolizione dei terrapieni ed alla riduzione ad area verde delle zone sovrastanti gli spalti e i baluardi.

Al di sotto delle mura vennero consolidate quelle attività agricole ed orticole, già esistenti, che donano ancora oggi all'ambiente una bellezza paesaggistica unica nel suo genere.

Le mura, oggi in parte proprietà comunale e in parte demaniali, vennero ripulite per intero ed in parte restaurate nel 1976 su iniziativa del l'Azienda Autonoma di Soggiorno e per alcuni tratti anche nel 1984.

La visita ai sotterranei e alle cannoniere delle mura è possibile solo, previa prenotazione, con l'accompagnamento degli esperti del Gruppo Speleologico 'Le Nottole' .

 

 

LE NOTTOLE.

Il Gruppo Speleologico Bergamasco Le Nottole è attivo da oltre 35 anni: le prime esperienze risalgono al 1969 ad opera di tre speleologi che associarono il nome del mammifero dell'ordine dei chirotteri, uno dei più grandi pipistrelli europei, la Nottola appunto (Nyctalus noctula), a quello della neonata associazione. Il Gruppo è attivo sia nella speleologia in cavità naturali che in cavità artificiali e conta oltre quaranta soci.

La profonda conoscenza dei sotterranei delle mura venete di Bergamo e di altre strutture sotterranee situate in provincia, la collaborazione con organizzazioni per l’interscambio di informazioni relative al sottosuolo dei centri storici e lo svolgimento di numerose visite guidate negli ambienti ipogei di Bergamo Alta consentono all’associazione di essere apprezzata da un considerevole numero di appassionati.
Da più di vent’anni il Comune di Bergamo affida al Gruppo Nottole il prestigioso incarico di organizzare visite guidate nei sotterranei di Città Alta, nei mesi estivi, nell’ambito dell’iniziativa “Estate vivi la tua Città”.

Ecco le descrizione dell'evento organizzato nella scorsa estate, ma che credo si ripeterà anche quest'anno.

giugno – 23 settembre 2006

Estate vivi la tua Città

18 appuntamenti gratuiti alla scoperta delle opere ipogee di Città Alta e dintorni: cannoniere, sotterranei, acquedotti e rifugi antiaerei. La serata prescelta in genere è il venerdì sera

Le guide delle Nottole condurranno i partecipanti nel periodo estivo alla scoperta di luoghi sconosciuti di Città Alta e dintorni, normalmente non aperti al pubblico.
Nel corso delle visite sarà possibile ammirare la Fontana del Lantro, la Cannoniera di San Michele, il Castello di San Vigilio, la cannoniera di San Giovanni e la cannoniera di San Giacomo.

Il programma include alcuni interessanti tour della durata di circa due o tre ore ciascuno, che consentiranno di visitare l’acquedotto dei Vasi, i sotterranei delle Mura Venete e le Miniere di Astino.

Per chi fosse interessato ecco qui il programma


 

In mezzo a tanta cultura    che ne pensate di una bella pausa gastronomica?

Ed allora un breve escursus sui principali piatti della cucina bergamasca.

FORMAGGI
Bergamo ha antiche tradizioni casearie che risalgono al tempo dei romani, ma che si sono sviluppate industrialmente in pianura già a partire dal XIII° sec. e che si sono perfezionate con la cooperazione cresciuta, soprattutto nella prima metà del ‘900.

I formaggi bergamaschi sono caratterizzati da una particolare tipicità che racchiude in sé un patrimonio culturale inestimabile soprattutto nelle zone marginali ove la tradizione ha ancora profonde radici.
Tra i formaggi più noti sicuramente il branzi, i caprini , il taleggio, ma la provincia ne offre comunque anche molti altri tipi.
 

SALUMI E GLI INSACCATI

Ne esistono di differenti tipi.

LA SALSICCIA DELLA BERGAMASCA qui conosciuta come la LÖANGHÌNA DE LA BERGAMASCA.

Prodotta esclusivamente con carni suine fresche provenienti da diversi tagli quali la coscia, la spalla, la coppa e il sottogola.  La lavorazione viene eseguita con l'aggiunta diretta di sale, vino rosso e spezie.  La “Löanghina” viene successivamente insaccata utilizzando il budello ovino chiamato anche “groppino”.

 

LA PANCETTA DELLA BERGAMASCA.

E’ prodotta esclusivamente con carni suine fresche dalla pezzatura minima di 3 chilogrammi e con la cotenna.

Il processo di salagione avviene a secco con sale da cucina, pepe, spezie e varie erbe aromatiche e deve avere una durata superiore ai 7 giorni.
La pancetta viene poi piegata a “libro”, steccata, cucita e legata a mano infine viene sottoposta a un periodo di stagionatura non inferiore ai 45 giorni.

IL SALAME DELLA BERGAMASCA.

Il salame bergamasco viene prodotto solo ed esclusivamente con carni suine fresche provenienti da diversi tagli quali la coscia, la spalla e la coppa (per la parte magra) e dal sottogola (per la parte grassa).  Il processo di salagione avviene con l'aggiunta di sale marino fino direttamente nell’ impasto e a questo vengono poi aggiunti pepe nero, vino rosso, spezie e aglio fresco pestato oppure lasciato in infusione nel vino. E’ consentito l’uso di nitriti e/o nitrati nei limiti consentiti dalla legge.  ”Ol salàm” viene insaccato nel budello, detto anche“crespone” (tratto iniziale del colon) o “cresponetto” (tratto interno del colon) per una lunghezza minima di 30 cm. circa ed un diametro di 8 cm.
Il peso del salame all’insacco non deve essere inferiore a 1,5 kg.; ogni salame deve poi essere legato esclusivamente a mano con dello spago.
Il periodo della stagionatura non deve essere inferiore a 40 giorni.
Caratteristica peculiare del “Salàm” di Bergamo è la muffa di colore bianco-grigiastra con venature verdi che si forma uniformemente sul budello a fine del periodo di stagionatura: ciò è dovuto al fatto che i salami vengono riposti in ambienti freschi e con un alto tasso di umidità che favorisce lo sviluppo delle muffe.

 

 

PRIMI PIATTI

Il primo piatto per eccellenza della cucina bergamasca sono i casoncelli.

 

Questa ricetta è sicuramente una tra le più conosciute ed apprezzate della tradizione culinaria di Bergamo.  E' un piatto estremamente povero e di facile preparazione che nacque come modo per utilizzare gli avanzi delle carni suine e bovine.
Il prodotto si è poi affinato con il passare del tempo e in particolar modo, nell’800 i Casoncelli ottenuto gli onori della tavola, sia per la qualità della sfoglia che per quella del ripieno.

Esistono diverse versioni di ricette diverse da zona a zona, ma spesso anche da famiglia a famiglia.

La tradizione vuole che la ricetta classica sia quella con il ripieno di carne ma ne esistono anche versioni arricchite con l’aggiunta di amaretti, uva sultanina, pera spadona e scorza di limone.  Il condimento per eccellenza per i casoncelli è il burro fuso con salvia e pancetta.


SECONDI PIATTI.

Non esiste un vero e proprio secondo piatto della cucina bergamasca ma quasi tutti i ristoranti vengono proposti brasati, stracotti, arrosti.
Non manca mai ad accompagnare un secondo piatto, un altro tipico prodotto locale, la POLENTA presentata nella versione tipica con farina di mais oppurre nella versione taragna.

Il suo nome deriva dal tarai ("tarel"), un lungo bastone usato per mescolarla all'interno del paiolo di rame in cui veniva preparata.
E' preparata con una miscela contenente farina di grano saraceno, che le conferisce il tipico colore scuro e verso la fine della cottura le viene aggiunto del formaggio come il taleggio.


 


 

Ad accompagnare i piatti della tradizione bergamasca non può mancare anche il vino, ovviamente anch'esso bergamasco.

La zona vinicola della bergamasca è la Val Calepio, area collinare compresa tra i fiumi Cherio e Oglio in provincia di Bergamo di notevole interesse paesaggistico e culturale.

Il terreno è infatti fertile e la temperatura è mite per la vicinanza del lago. Questa presenza è ideale per la crescita della vite e la produzione di vini di qualità.
La Valcalepio è molto conosciuta in tutta Italia soprattutto per la produzione di pregiati vini DOC, tra i quali spicca l'eccellente Moscato di Scanzo Passito DOC, vero punto di forza dell'enologia bergamasca. Il Valcalepio ha rappresentato la rinascita dell'enologia in terra bergamasca, soprattutto agli inizi degli anni '70 grazie alla sperimentazione ed all'impianto di alcuni vitigni autoctoni e altri vitigni miglioratori fino ad arrivare all'impiego dei vitigni odierni che hanno ottenuto la rinomata certificazione DOC (1976) nelle tipologie ROSSO, BIANCO e MOSCATO PASSITO.

I Valcalepio DOC

-       Valcalepio Rosso. E’ prodotto da una selezione di uve Merlot e Cabernet-Sauvignon coltivate nelle migliori posizioni della fascia collinare bergamasca. Gli abbinamenti ottimali sono con piatti di carni rosse e bianche, arrosti o cacciagione accompagnati dalla tradizionale polenta bergamasca. E' peraltro ottimo con formaggi tipici quali il Taleggio ed il "Formai de Mut".
- Valcalepio Bianco. E’ prodotto con una selezione di uve Pinot bianco, Pinot grigio e Chardonnay coltivate nelle migliori posizioni della collina bergamasca. La vinificazione "in bianco" si fa con una mescolanza dal 60% all’85% di Pinot bianco e Chardonnay e dal 40% al 15% di Pinot grigio.
Si abbina in modo perfetto con risotto con tinche, tinche del lago di Endine e pesce di lago in generale, gamberi del Brembo, tortelli di zucca, e polenta.
- Valcalepio Moscato Passito. Questo vino che viene prodotto solo in alcuni comuni di Bergamo, rappresenta l’emblema "storico" dei viticoltori bergamaschi che, in questo moscato passito rosso che arriva ai 18 gradi, hanno conservato la tradizione vitivinicola degli antichi romani.

-       Si abbina perfettamente con gorgonzola piccante, sbrisolona, offelle mantovane, pasticceria secca in genere.

 

Ma la tradizione bergamasca ha anche degli ottimi DOLCI..

La pasticceria bergamasca offre a tutti i golosi invitanti prodotti che ne testimoniano le antiche tradizioni dolciarie.

La torta del Donizetti, dedicata al grande musicista bergamasco, la torta di Treviglio, ideata in occasione della festa della Madonna delle Lacrime, o la tradizionale "Polenta e Osei", dolce trasposizione del tipico piatto della cucina orobica.

"POLENTA E OSÈI"

E' la specialità dolciaria più conosciuta della tavola bergamasca.
Preparata con pan di spagna e creme al cioccolato, burro e nocciola e l'aggiunta di rhum. Il pan di Spagna viene ricoperto con del marzapane giallo e spolverato poi dello zucchero giallo in cristalli.  Gli uccelletti che vengono posati sopra la forma della polenta sono preparati con del marzapane ricoperto con uno strato di cioccolato.
Il dolce si riferisce ad uno dei piatti tipici della cucina bergamasca.

 

LA TORTA DEL DONIZETTI

Dedicata al grande musicista bergamasco Gaetano Donizetti, è preparata con farina, fecola, burro, zucchero, uova, ananas e albicocche candite con maraschino e vaniglia. Ha la forma a ciambella ed è spolverata con dello zucchero a velo.


 

LA TORTA DI TREVIGLIO

La "Turta de Treì" non è altro che la ricetta vincente ideata in occasione di un concorso bandito agli inizi degli anni '90 dalla Associazione Botteghe Città di Treviglio con lo scopo di selezionare un prodotto che potesse essere associato alla celebrazione della festa della Madonna delle Lacrime. Da allora questa specialità dal gusto delicato ed originale ha assunto grande notorietà tanto che viene prodotta e consumata in tutti i mesi dell'anno.

 

 

Ma dove gustare le specialità della cucina bergamasca?  

In Città Alta si trovano tantissimi ristoranti e pizzerie.

Fra i tanti io vi consiglio:

-       Trattoria La Colombina Via Borgo Canale

-       Ristorante Da Mimmo Via Colleoni, 17. E' uno dei locali storici della città aperto dal 1956. Ecco il link

-       Hosteria del Vino Buono P.zza Mercato delle Scarpe, 25. Questo locale lo consiglio per gustare la varietà di polente presenti nel menù.

-       Trattoria Bernabò Piazza Mascheroni, 11.

-       Al Cantinone Via G. Donizetti, 23

-       Donizetti Via Gombito, 17/a. Anche qui ecco il link

-       Per una cena speciale (credo anche nel prezzo!!!) la Taverna del Colleoni o Sant'Ambroeus in Piazza Vecchia.

-        

-       Per una pausa sfiziosa a base di dolci consiglio il Caffè Pasticceria Cavour in via Gombito.

-       Se, invece, volete uno spuntino veloce e sfizioso non potete non fermarvi in una delle due fornerie più famose e frequentate Nessi e Tresoldi.

Ex Convento di San Francesco

Edificato tra la fine del Duecento e l’inizio del Cinquecento, l’ex Convento di San Francesco rappresenta esempio pregevole di architettura conventuale medievale, costruita intorno al chiostro.   Dalle fonti si evince che il complesso era così composto: la chiesa di San Francesco, i chiostri (Chiostro delle Arche e chiostrino del pozzo) e la struttura a tre piani comprensiva di sala capitolare, celle, dormitori, refettori, cucine e infermeria.

Ad adornare e impreziosire questi ambienti, troviamo numerosi affreschi databili a partire al Trecento e in parte visibili ancora oggi, anche se piuttoston rovinati.
Nel corso della sua storia, l’edificio non subisce particolari modifiche fino alla soppressione avvenuta nel 1797: gli spazzi modificati vengono adibiti prima a ospedale, poi a carcere e infine a casa di pena.

Negli anni ’30 del Novecento viene restaurato e, ormai di proprietà del Comune, destinato a scuola elementare e nel periodo tra il 1943 – 1945 è sede della Guardia nazionale repubblicana.

Nel 1997 il convento lega il suo nome al Museo storico di Bergamo; per cinque anni, fino al 2001, accoglie la sezione Ottocentesca del museo, ora presso la Rocca.
Attualmente
ospita, oltre a mostre temporanee, gli uffici, gli archivi, la biblioteca e la sala multimediale del Museo storico - Fondazione Bergamo nella Storia.
Nel chiostro, invece, vengono spesso organizzate serate e spettacoli.

Informazioni pratiche

Ex Convento di San Francesco - Museo storico di Bergamo

Piazza Mercato del Fieno 6/a – 24129 Bergamo (Città alta)

Tel. 035/247116 Fax 035/219128

Orari apertura

da martedì a domenica 9.30-13 e 14-17.30 (ottobre-maggio);
da martedì a venerdì 9.30-13 e 14-17.30, sabato e festivi 9-19 (giugno-settembre)
Chiuso il lunedì non festivo e nei giorni di Natale e Capodanno

Ingresso a pagamento


 

La Rocca

Il complesso della Rocca ha avuto sin dalle origini destinazione militare e sorge sul colle di Sant’Eufemia in Bergamo alta, luogo di insediamenti celtici e romani.
Il nucleo centrale è costituito da un mastio a pianta quadrangolare realizzato tra il 1331 e il 1336, che reca tracce delle numerose modifiche subite in relazione alle funzioni di presidio e carcere svolte sino ai primi decenni del Novecento.
Interventi di restauro a partire dal 1927 definiscono il luogo della memoria cittadina relativamente agli eventi politico-militari risorgimentali e dei due conflitti mondiali, con l’esposizione di collezioni storiche otto-novecentesche e la realizzazione di lapidi ed aree commemorative.

Il mastio, in posizione elevata, offre una visuale a 360 gradi sulla città e su alcune aree della provincia.

Dal 7 maggio 2004 nel complesso è visitabile la sezione ottocentesca del Museo storico (1797-1870).

Informazioni pratiche:

Apertura
Mastio:
da martedì a domenica 9.30-13 e 14-17.30 (ottobre-maggio)
da martedì a venerdì 9.30-13 e 14-17.30, sabato e festivi 9-19 (giugno-settembre)
Chiuso il lunedì non festivo e nei giorni di Natale e Capodanno

Parco:
tutti i giorni 9-20 (aprile-settembre)

tutti i giorni 10-18 (ottobre e marzo)

tutti i giorni 10-17.30 (novembre)

Chiuso nei giorni di Natale, Capodanno e Pasqua

Ingresso
Mastio: euro 3

Parco: gratuito

Rocca
piazzale Brigata Legnano – 24129 Bergamo (Città alta)

Telefono 035-221040

Fax 035-219128


 

 
MUSEO STORICO DI BERGAMO

Il Museo storico di Bergamo nelle sue forme attuali nasce nel 1997, ma la sua storia ha inizio nel 1917 quando, con il nome di Civico Museo e Archivio del Risorgimento nazionale di Bergamo, viene inaugurato nella sede dell’Ateneo, in Città alta.  La sistemazione museale esplicita la tesi del conservatore, Ciro Caversazzi, per il quale il conflitto mondiale in atto rappresenta l’ultima guerra risorgimentale, sottolineando il diritto naturale dell’Italia all’unificazione.
Quattro importanti donazioni costituiscono il primo nucleo del museo.
Altri lasciti e donazioni si aggiungono ben presto, rendendo il locale insufficiente a ospitare tutti i reperti per cui si decide di ricollocarlo nel complesso della Rocca nel 1934.

Dopo il lungo periodo di chiusura durante la seconda guerra mondiale e la ricostruzione, il museo viene riaperto nel 1959 con l’aggiunta di una sezione dedicata alla Resistenza.

Segue un periodo di crisi negli anni ’70 perchè il museo cade lentamente nell’oblio.
Nel 1995 ritrova nuova vita negli spazi dell’ex convento di San Francesco allo scopo di realizzare un museo aperto al pubblico per documentare come la città e il territorio della provincia si sono modificati nei secoli, nella struttura urbanistica e in quella della società.

Nel 2004 la nuova sezione dedicata all’800 del Museo storico di Bergamo è stata inaugurata nell’edificio restaurato della Rocca.  Il percorso espositivo ricostruisce la storia di Bergamo dal 1797 al 1870 sotto il profilo dei mutamenti sociali, economici, politici e culturali in città e provincia.  Il visitatore può conoscere temi e avvenimenti attraverso touch screen e proiezioni: lo sviluppo dell’industria serica, la Fiera di Bergamo, l’educazione si presentano ai visitatori attraverso le voci dei protagonisti.

Ogni sezione è introdotta da una macchina del tempo che indica i principali avvenimenti del periodo esaminato su scala locale, nazionale e internazionale, anno per anno.

L’itinerario parte dall’albero della libertà, innalzato in piazza Vecchia nel 1797 durante la Repubblica bergamasca, e si snoda attraverso sei sezioni. Introduce all’allestimento un’importante esposizione di monete precedenti a Venezia e rinvenute presso il Convento di S. Francesco durante i restauri del 1938.
La prima sezione è dedicata a Una nuova città un nuovo stato, descritta con una presentazione multimediale interattiva: “La storia vista dai bambini” racconta attraverso la voce dei più piccoli la breve esperienza rivoluzionaria del marzo 1797.

Si prosegue con lo Sviluppo economico e restaurazione politica tratteggiati attraverso la creazione di un’area tematica rivolta alla descrizione della Fiera con stampe e carte che mostrano l’evoluzione del centro cittadino. Due supporti multimediali consentono al visitatore di navigare all’interno della città osservando le immagini della Bergamo scomparsa; mentre grazie al Sistema geografico informativo è possibile creare degli itinerari di approfondimento.
Di grande interesse anche l’area tematica legata allo sviluppo dell’industria della seta che presenta una riproduzione in scala 1:1 di una lettiera per bachi e di un taglia foglie.

La sezione successiva si sofferma sul 1848: restituiscono il clima del periodo armi, divise e quadri.

Innovativo rispetto al precedente Museo è l’approfondimento sul ruolo del clero, con l’esposizione di pezzi provenienti dal Seminario e dalla Curia.
Il decennio successivo viene approfondito nell’area Economia e politica: 1850-1859. Accanto agli eventi nazionali e alla partecipazione dei bergamaschi, spicca la ricostruzione di Casa Camozzi a Genova, con un supporto multimediale che permette di ascoltare e vedere il ruolo di Gabriele Camozzi e della moglie nelle vicende politiche del Risorgimento, intrecciate alle vicende della famiglia.

La sezione Garibaldi i Mille e Bergamo è incentrata sulla ricostruzione del teatrino dei Filodrammatici dove avvenne l’arruolamento, mentre la postazione multimediale permette di entrare nella storia e di riviverne l’atmosfera attraverso i numerosi cimeli garibaldini raccolti nell’area.
Conclude il percorso Bergamo e la costruzione dell’Unità con una sezione che focalizza l’attenzione del visitatore sugli aspetti legati all’istruzione, alla sanità, all’economia.

Una postazione multimediale ripropone la rivoluzione industriale e fornisce informazioni sulle ditte del periodo.

L’area si chiude con una ricostruzione di Porta Nuova che segna idealmente il passaggio a un nuovo periodo politico e economico con la discesa in città bassa dei centri del potere di Bergamo.

Dai propilei si esce dal Museo e il rimando immediato è alla successiva sezione del Museo storico, che sarà allestita nell’ex convento di San Francesco, dedicata ai decenni successivi al 1870.

 

MUSEO DI SCIENZE NATURALI

Il Museo Civico di Scienze Naturali, intitolato al suo primo direttore Enrico Caffi nasce nel 1918 da nuclei di collezioni geologiche, botaniche, zoologiche ed etnografiche provenienti da donazioni di privati.  A conclusione di vari trasferimenti, nel 1960, trova definitiva collocazione nello stabile di piazza Cittadella in Città Alta .  Nel corso degli anni il Museo ha organizzato ed ampliato i propri spazi e le proprie raccolte per incrementare il settore espositivo e sviluppare una più intensa attività didattica e di ricerca.
All’ingresso del museo si trovano una ricostruzione, in grandezza naturale, di mammuth e vetrine che illustrano i principali sistemi di conservazione del materiale naturalistico.

Nell’ampio salone seguente ha inizio l’esposizione dei vertebrati ordinati sistematicamente. Le vetrine dedicate ai pesci contengono esemplari rappresentativi dei principali gruppi, tra cui spiccano i calchi di selaci e la copia, a dimensioni reali, della latimeria, pesce noto solo con forme fossili e ritenuto estinto ma pescato nel 1938 al largo delle coste sudafricane. Seguono le vetrine degli anfibi con alcuni esemplari naturalizzati.
Ampio spazio è dato ai rettili .

Da segnalare un notevole esemplare, per dimensioni e preparazione, di coccodrillo del Nilo.

La parte espositiva dedicata agli uccelli ospita gran parte delle specie nidificanti in Europa oltre ad alcune di altri continenti. Tra i numerosi esemplari esposti: struzzo, emù, casoario e pinguino , l’avvoltoio degli agnelli ed il grifone.

La sala dedicata ai mammiferi ospita tutti gli ordini appartenenti a questa classe.

Nelle sale dedicate ai vertebrati sono presenti alcune vetrine tattili in modo da permettere la manipolazione degli oggetti esposti ed alcuni microscopi messi a disposizione dei visitatori.

Usciti dalla sala dei mammiferi sono illustrati schematicamente i processi di fossilizzazione che servono da introduzione a tutte le sale seguenti ove sono esposti reperti del settore paleontologico.

Si accede quindi alla sala dell’allosauro, dominata dalla riproduzione dello scheletro di questo gigantesco dinosauro carnivoro del Giurassico. Si trattava di un temibile predatore che poteva raggiungere i 4 metri di altezza e 13 metri di lunghezza.
La ricostruzione è accompagnata da pannelli didattici che consentono una maggiore conoscenza sui dinosauri.

Uno spazio di questa sala è dedicato all’iniziativa “disegna il tuo museo” dove sia i bambini che gli adulti hanno a disposizione mezzi di approfondimento del mondo naturalistico.

Alla fauna del periodo Norico, durante il quale il territorio bergamasco era coperto dalle acque di mari caldi e poco profondi dove spuntavano numerose isole coperte di folta vegetazione, è dedicata la sala “Bergamo…220 milioni di anni fa”.
I fossili di questo periodo geologico, ritrovati sul nostro territorio, sono tra i più importanti sia per il loro valore scientifico sia per la loro valenza culturale. Si segnalano, in modo particolare, il rettile volante più antico Eudimorphodon ranzii e la libellula Italophlebia gervasuttii ancora perfettamente riconoscibile.
È stata inoltre realizzata una grande ricostruzione dell’ambiente del tempo con i modelli delle principali specie rinvenute.

Al piano superiore, la sala del “Carsismo” presenta un fenomeno geomorfologico particolarmente diffuso nel territorio bergamasco; è dovuto all’aggressività delle acque che sciolgono la roccia carbonatica producendo caratteristiche forme superficiali (campi solcati, doline, valli carsiche, ecc.) e sotterranee (grotte, pozzi, stalattiti, stalagmiti). La parte conclusiva della sala è dedicata alle forme di vita adatte all’ambiente sotterraneo e all’utilizzazione delle grotte e cavità da parte dell’uomo.

Una successiva sala è dedicata alla “Mineralogia Sistematica” e alla “Petrografia”; dopo una introduzione sui criteri di classificazione di minerali e rocce, viene dato rilievo ai principali giacimenti mineralogici presenti sul territorio orobico ed alle attività minerarie ed estrattive che hanno inciso sullo sviluppo dell’economia locale soprattutto in area montana.
La sala attigua è dedicata alla “Geologia Orobica” ed illustra i principali avvenimenti che hanno interessato il territorio bergamasco nel corso di alcune centinaia di milioni di anni.  Un grande plastico evidenzia la geologia e la distribuzione delle formazioni rocciose del territorio considerato.

Nel 1998, nell’ala est della Cittadella, è stata aperta la mostra “Leggi di natura. L’Arca del 2000” dove viene affrontato il tema della salvaguardia e della tutela della fauna e delle minacce che minano la sua sopravvivenza: la distruzione dell’habitat, il commercio, la caccia.

Una particolare sezione è dedicata ai parchi naturalistici e alle più importanti associazioni ambientaliste.

Nell’ala sud della Cittadella è presente l’esposizione dedicata alla culture extraeuropee. La nuova sezione etnografica permette al pubblico di fruire di importanti collezioni frutto di donazioni fatte al museo e da tempo custodite nelle sue raccolte di studio.  Sono esposti manufatti ed oggetti attribuibili a culture tradizionali del continente africano ed americano che permettono al visitatore di uscire dai propri confini e compiere viaggi virtuali in terre lontane sia nello spazio che nel tempo.  Di particolare interesse gli oggetti appartenuti a Costantino Beltrami, scopritore delle sorgenti del Mississippi, a cui va il merito di avere raccolto importantissimo materiale rituale delle popolazioni amerindie.
Unico museo tra quelli presenti sul territorio provinciale, il museo di storia naturale “E.Caffi” ha realizzato un percorso per non vedenti ed ipovedenti; grazie alla presenza, sia all’inizio del percorso museale sia nelle varie sale, di pannelli scritti in braille per permettere, anche ai visitatori con gravi problemi visivi, di poter apprezzare le collezioni esposte.

 

ORTO BOTANICO

 

L’Orto Botanico è un’istituzione municipale inaugurata nel 1972 dovuta all’opera di due promotori, l’ingegnere del Servizio e un agrotecnico attento conoscitore della flora locale e dotato di una spiccata sensibilità estetica.
L’impostazione originaria seguiva idee innovative poichè mirava a ricostruire ambienti naturali autoctoni locali, intento sottolineato dalla denominazione originaria, Giardino Botanico Bergomense e dalla intitolazione a Lorenzo Rota, primo descrittore della flora della provincia di Bergamo.  Una particolare attenzione era dedicata alle specie alpine, tanto che l’Orto per diversi anni è stato considerato quasi esclusivamente come un giardino botanico alpino.
Dopo un periodo di crisi gestionale coincisa con l’assenza di personale e con la chiusura al pubblico tra il 1983 ed il 1987, è iniziata nel 1989 la collaborazione scientifica con il Museo Civico di Scienze Naturali che ha permesso il recupero di rigore espositivo e coerenza scientifica.

Nel 1993 l’Orto è diventato parte integrante del Museo stesso.
La rivitalizzazione è avvenuta grazie al riadeguamento dell'esposizione, all'organizzazione di manifestazioni temporanee, al coordinamento di attività di promozione delle visite guidate, all'avvio di studi scientifici e di programmi di reintroduzione di specie vegetali minacciate, al coinvolgimento dei mass media.
In questi anni l’Orto Botanico è cresciuto sia in termini di consensi che di attività.
Si raggiunge solamente a piedi perché è d’obbligo lasciare traffico, rumori e ansie alla base della Scaletta di Colle Aperto, in prossimità della polveriera seicentesca nella città vecchia.

Una volta entrati si è immersi in un vasto paesaggio che spazia sui tetti e sui monumenti di Città Alta, sulle colline fino alla Val Calepio, sulle prime propaggini delle Prealpi Bergamasche, con il Canto Alto che s’impone come primo contrafforte oltre il solco urbanizzato dei quartieri a nord della città.
Esposto a levante, soleggiato anche in inverno, riparato dalle burrascate che provengono da occidente, l’Orto possiede un microclima favorevole alla crescita di specie di regioni geografiche tra loro molto diverse.
Naturalmente quelle più delicate vengono riparate d’inverno in un’apposita serra.
Sono oltre 900 sono le piante distribuite in aiuole e microhabitat che riproducono o evocano ambienti naturali.

L’itinerario di visita si snoda lungo un vialetto principale che costituisce l’asse dell’Orto. All’inizio si incontrano prevalentemente piante esotiche, poi ci sono le collezioni di specie spontanee, verso la fine sono presentate quelle che caratterizzano il territorio floristico lombardo.

Ma questo museo svolge anche alcune attività come lo scambio di semi: l’Orto Botanico di Bergamo svolge attività di conservazione e scambio con gli altri Orti Botanici di semi, frutti e spore provenienti dall’Orto stesso o raccolti in natura. È questa una convenzione internazionale che garantisce un servizio gratuito di notevole importanza.

Inoltre presso gli uffici ed i laboratori dell’Orto Botanico, al Passaggio Torre di Adalberto 2 , è possibile prenotare la consultazione dell’Erbario Generale.
La recente collezione, con più di 4000 campioni, è prevalentemente dedicata alla flora autoctona bergamasca e comprende anche campioni provenienti dall’Orto.

LE FUNICOLARI


 

Bergamo è tra le poche città ad avere due impianti di funicolare perfettamente funzionanti.
È una caratteristica che si aggiunge alle tante della città, il cui nucleo originario sorge sulla collina. Entrambe le funicolari sono nate proprio dall'esigenza di sottrarre la Bergamo antica all'isolamento, con l’obiettivo di facilitare i collegamenti tra la Bergamo sul colle e il resto della città.
La prima funicolare, quella di Bergamo Alta, fu costruita nel 1887. Preceduta da un lungo dibattito e da una serie di progetti, alla fine prevalse la proposta di un privato, l'ing. Alessandro Ferretti, emiliano. Ottenuta la concessione dal comune, realizzò un impianto che da Bergamo Bassa, attraversata in tunnel la cerchia delle mura venete, porta dentro la città antica.  Da allora la funicolare appartiene alla storia di Bergamo Alta e, pur tra ammodernamenti e radicali trasformazioni, ha sempre funzionato regolarmente confermando la bontà del progetto iniziale.

Dopo oltre un secolo, nell’assalto quotidiano delle auto, la funicolare è il mezzo più moderno e più rispettoso dell'ambiente con cui spostarsi tra le due città: quella fondata sul colle oltre duemila anni fa, e quella moderna, che dal secolo scorso ha incominciato ad espandersi al piano, fino a prendere il sopravvento sul nucleo più antico.

La seconda funicolare collega Città Alta al colle di San Vigilio e venne concepita mentre si lavorava alla costruzione della prima. Fu ancora l'ing. Ferretti a promuovere l'iniziativa, ma la realizzazionefu molto travagliata. L'impianto venne portato a termine nel 1912.

L’obiettivo era di sviluppare col nuovo impianto l'edilizia sul colle di San Vigilio, per dar vita ad un quartiere-giardino, da destinare alla residenza dei cittadini e come località di villeggiatura.  Dopo una interruzione dovuta alla vetustà delle strutture, la funicolare tra il 1987 e il 1991 è stata radicalmente rinnovata.
L'impianto non provocò il previsto sviluppo edilizio.

Salvo qualche villa, il colle non fu modificato di molto e la funicolare finì con l'essere utilizzata prevalentemente da visitatori e turisti. Il più illustre dei quali fu, nel 1913, Hermann Hesse, futuro premio Nobel per la letteratura.
La prima corsa della Funicolare di Bergamo Alta avvenne il 20 settembre 1887. Vi fu subito un intoppo, perché una ruota si bloccò e le numerose persone salite a Città Alta dovettero ridiscendere a piedi.

Poi tutto funzionò regolarmente.

Caratteristiche
Lunghezza linea: destra m. 240; sinistra m. 234; dislivello m. 85 (da m. 271 a m. 356). Pendenza: massima 52%.

Due carrozze di 50 posti ciascuna.

La funicolare di San Vigilio entrò in funzione il 27 agosto 1912.
Dopo aver funzionato per oltre mezzo secolo, nel 1976 il servizio venne sospeso essendo scaduta la concessione governativa e mancando ormai i requisiti di sicurezza. Nel 1984 la Commissione amministratrice dell'Azienda decise di predisporre un progetto di radicale trasformazione ed i lavori di rinnovo della linea furono avviati nel 1987.

Caratteristiche
Lunghezza linea: m. 164; dislivello: m. 90 (da m. 369 a m. 459). Pendenza: minima 10%, massima 22%. Una sola carrozza con 55 posti.

Attualmente entrambe le linee sono gestite da Atb e sono in servizio con i seguenti orari:

funicolare per Città Alta, dalle ore 7,00 alle ore 0,30

funicolare per S. Vigilio, dalle ore 10,00 alle ore 20,00 (sabato 23,20)

 

SAN VIGILIO.

La funicolare di San Vigilio offre l'opportunità di conoscere una zona di Bergamo di solito non compresa negli itinerari turistici ed anche poco frequentata, salvo che nella bella stagione e nei giorni festivi.
Il panorama della città antica e della pianura è la prima attrattiva che il colle offre a chi sale con la funicolare.

 

L'elemento di maggior richiamo è tuttavia costituito dal castello che, situato a 496 metri sul mare, è uno dei punti più alti della città.
Dal castello, sistemato a giardino pubblico, si ha una bella vista circolare; attraverso passaggi sotterranei è possibile visitare parti del sistema difensivo della fortificazione, trasformata e ampliata da Venezia tra la seconda meta del '500 e i primi decenni del '600 su preesistenti strutture medievali.
Nell'edificio che fu la casa del castellano è collocato un punto di ristoro (solo nella stagione estiva).

Un paio di accoglienti bar e due ristoranti offrono, nei pressi della stazione della funicolare, occasioni di sosta e di ristoro.


Itinerari

La funicolare di San Vigilio è il punto di partenza per quiete passeggiate che possono concentrarsi sul colle e nelle sue adiacenze, oppure ci si può spingere alla ricerca di nuovi scorci panoramici e nuovi ambienti lungo l'ondulazione che si dispiega alle spalle di Bergamo con andamento Est-Ovest

1. Castello.

Dalla funicolare per via Castello si raggiunge il piazzale alla base della fortezza (visita).
Dal piazzale, sul lato ad Est, un sentiero conduce a via Cavagnis, risalendo la quale è possibile compiere il giro completo della sommità del colle per rientrare alla funicolare da via San Vigilio.


2. Monte Bastia.

Dalla funicolare per via San Vigilio fino al largo del Pozzo.
Da qui, per via Scalvini e rientrando per via Monte Bastia, è possibile compiere il giro del monte Bastia. L'itinerario si suggerisce per i vari scorci e punti panoramici.

3. San Sebastiano.

Si utilizza la prima parte dell'itinerario 2 per imboccare la via del Rione (viottolo che scorre tra antiche coltivazioni, in parte abbandonate) fino alla chiesetta di San Sebastiano (notevole punto panoramico); rientrare poi a San Vigilio utilizzando la via San Sebastiano.


4. Scorlazzone.

Dalla chiesa di San Vigilio si snoda la via dello Scorlazzone che si trasforma in una ripida scalinata (una delle più caratteristiche dei colli) fino a via Sudorno. Da qui è facile rientrare a Città Alta a piedi lungo un percorso piano che si snoda fino a Porta S. Alessandro.

 

Castello San Vigilio

Le origini fanno partire la storia del castello al VI secolo d. C.
Nato come roccaforte difensiva, è chiamato a svolgere una funzione strategica per la sicurezza della città.  Tre secoli dopo, la presenza di un sacello porta alla denominazione di cappella per indicare la roccaforte.

Il rinnovamento e l’ampliamento della fortificazione arrivano con i Visconti nel XIV secolo e con i Veneziani nel secolo successivo: si costruiscono quattro torrioni con cannoniera, collegati tra loro da una cinta poligonale. Dopo la cacciata degli Spagnoli, Venezia ne decide l’abbandono fino a quando, alla fine del ‘500, si dà inizio alla ristrutturazione.

Qualche anno dopo si costruisce una strada coperta che collega il castello alla città fino al Forte S. Marco.

Con l’arrivo dei Francesi nel 1796 il castello ha ormai perso la sua funzione strategica: è l’inizio dello smantellamento poi proseguito dagli Austriaci. Nessuna traccia rimane della strada coperta, demolita nel 1797.
Dell’antica costruzione rimangono oggi i resti dell’ultima ristrutturazione realizzata da Venezia.

Una visita al castello – si può raggiungere con la funicolare che collega la città alta con il colle di S. Vigilio - permette di vedere i camminamenti, i torrioni d’angolo, le cisterne, gli alloggiamenti per i soldati e la cinta poligonale.
Nulla rimane dell’ingresso monumentale da est del castello demolito dagli Austriaci nel 1829.

Nel 2004 sono terminati i lavori di restauro.

Informazioni pratiche:

Colle S. Vigilio – Bergamo

Tel. 035/ 236284 - 399788 Fax

Email: assecologia@comune.bg.it

Sito: www.comune.bg.it

Aperto: 9-20 da aprile a settembre; 10-18 marzo e ottobre; 10-16 da novembre a febbraio

 

In Città Alta una delle manifestazioni più particolari è sicuramente il SOAP BOX RALLY, lapiù antica e pazza Corsa delle Macchine di Legno del mondo.
Anche quest’anno prende il via la ormai famosa gara di macchine di legno lungo le mura di Città Alta: il SOAP BOX RALLY.
La manifestazione si sviluppa su due giornate:
sabato 12 maggio, dalle ore 15.00, ci sarà la punzonatura e il Premio Originalità, che verrà assegnato alle macchine più simpatiche e fantasiose;
domenica 13 maggio, dalle ore 15.00, avrà luogo la Gara di Velocità, che vedrà le soap box sfrecciare lungo le mura venete che circondano Bergamo Alta, seguita dal momento più atteso e goliardico, la Prova Speciale ad Ostacoli, che come ogni anno metterà a dura prova gli intrepidi automobilisti e i loro bolidi.
Per maggiori informazioni potete consultare il nostro sito o contattarci a:
TEAMITALIA srl

24122 BERGAMO - VIA ZELASCO, 1

TEL. (+39) 035.237323 – FAX (+39) 035.224686

E-mail: teamitalia@teamitalia.com -

http:// www.teamitalia.com

 

Ed ora passiamo a parlare di Bergamo Bassa.

 

Gamec
La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea è stata fondata nel 1991 per promuovere una politica culturale di sviluppo e di promozione dell’arte moderna e contemporanea, nell’ambito di un disegno complessivo più ampio, quello di realizzare a Bergamo un “quartiere dell’arte”, costituito dalle tre istituzioni facenti capo alla storica Accademia Carrara: la Pinacoteca di Arte Antica, l’Accademia di Belle Arti e, appunto, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.
Le attività sono realizzate principalmente nella Sede del Museo, di fronte all’edificio neoclassico che ospita la Pinacoteca, negli ex Monasteri delle Dimesse e delle Servite, costituiti da una cortina di edifici che a partire dal XV secolo hanno dato origine al complesso conventuale.

Il progetto di restauro e di ampliamento della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ha consentito il recupero di oltre 2000 metri quadrati.
La politica culturale del museo, è stata orientata lungo quattro direttrici principali: arte contemporanea, arte moderna, arte a Bergamo, collezioni permanenti.
Con un patrimonio stimato a più di 200 opere, cui si aggiungono diverse sculture e numerose incisioni e fotografie (donazione Lanfranco Colombo), oltre all’allestimento di mostre e ad una intensa attività didattica museale, la galleria presenta un profilo di dipinti in esposizione permanente che protrae all’età contemporanea la serie di prestigiose presenze della Pinacoteca dell’Accademia Carrara.

Di particolare interesse il nucleo composto da 25 opere di Giacomo Manzù e la Raccolta Gianfranco e Luigia Spajani, donata nel 1999 dal collezionista bergamasco.
Si tratta di 38 dipinti di maestri italiani del Novecento (Balla, Boccioni, Campigli, Casorati, De Chirico, De Pisis, Magnelli, Manzù, Morandi, Savinio), di protagonisti degli anni del secondo dopoguerra (Dorazio, Morlotti, Music), di artisti della generazione successiva (Adami).

La presenza di opere di maestri della scena artistica internazionale (Hartung, Kandinsky, Matta, Richter, Sutherland) sottolinea l’alto profilo della raccolta e la sensibilità del collezionista.

La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea è caratterizzata da un’intensa attività espositiva; vengono organizzati seminari d’arte contemporanea, rassegne tematiche, esposizioni di giovani artisti e manifestazioni sull’arte degli anni Ottanta e Novanta.

Informazioni pratiche:

ORARI:
da ottobre a marzo:

martedì – domenica 9.30 – 13; 14.30 – 17.45

da aprile a settembre:

martedì – domenica: 10 – 13; 15 – 18.45

lunedì chiuso

INGRESSO LIBERO

GAMeC
via S. Tomaso, 53

24122 Bergamo

tel. +39 035 399528 – fax +39 035 236962

www.gamec.it

 

PINACOTECA DELL'ACCADEMIA CARRARA

La Pinacoteca è ospitata nell’edificio neoclassico, progettato su disegno di Simone Elia nel primo decennio del XIX secolo, sorto ad ampliamento della preesistente struttura commissionata dal fondatore Giacomo Carrara a Costantino Gallizioli.

Il nucleo originario è costituito dalla imponente raccolta, frutto di oltre un quarantennio di collezionismo del Conte bergamasco che, ispirandosi ad idee illuministe lasciò alla città la sua raccolta “per pubblico beneficio” e con l’intento didattico di costituire un repertorio di modelli per la attigua scuola di pittura .
Il patrimonio della Pinacoteca si è arricchito nel corso del XIX e XX secolo in prevalenza attraverso importanti donazioni di intere collezioni private tra le quali la collezione Lochis .  Attualmente la Pinacoteca conserva oltre 2000 dipinti insieme a miniature, disegni, stampe, sculture, medaglie e oggetti d’arredo.
I dipinti esposti nelle 26 sale dei due piani e del pianoterra dell’edificio, sono ordinati in un percorso cronologico per scuole secondo due diversi modelli ostensivi: nelle sale del primo piano è di fatto riproposto un allestimento “a tappezzeria” con il rispetto del centro parete sottolineato dal dipinto di maggior pregio o dimensioni circondato dagli altri;

al secondo piano l’allestimento privilegia la godibilità dei singoli pezzi collocati sulle pareti lungo una sola linea .

In alcune sale sono presenti, piccole sculture, o vetrine per la ostensione di medaglie, placchette e dipinti di piccolo formato; alcuni mobili completano l’arredo.
Si accede alla Pinacoteca attraverso l’ingresso posto nel corpo centrale di fabbrica che immette nel monumentale Salone d’onore anticamente adibito a sala dei gessi per la scuola di pittura di cui è testimonianza la particolare luminosità.
Nella parete centrale, all’interno di una alta nicchia, è conservato il busto celebrativo ed idealizzante del fondatore eseguito nel 1804 da Antonio Canova.
Informazioni pratiche:

www.accademiacarrara.bergamo.it
Museo
Piazza Giacomo Carrara, 82 - 24121 Bergamo

Segreteria: tel. 035399640

Informazioni, biglietteria, visite guidate, book shop: tel. 035399677
Orari di visita

10.00 - 13.00 / 14.30 - 17.30, chiuso il lunedì.

Chiusura: Natale, Capodanno e Pasqua

Ingresso a pagamento

Intero, € 2,60; ridotto € 1,55 (per gruppi superiori alle 15 persone) .

Ingresso gratuito

Riservato a persone di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 60, e a tutto il pubblico la domenica.

 

Propilei di Porta Nuova

La nuova porta della città viene aperta nelle Muraine, le mura daziarie medioevali, la cui demolizione è ultimata nella notte di capodanno del 1900.
I due propilei, disegnati da Giuseppe Cusi nel 1828 sono realizzati da Antonio Pagnoncelli nel 1837.
L’intervento si conclude con il tracciato della strada Ferdinandea, il nuovo asse viario di collegamento con la Città alta.

 

 

Teatro Donizetti

 

L' edificio venne costruito alla fine del Settecento.e risulta essere il primo teatro in muratura della città e uno dei primi in tutta Italia.
Ad eccezione della Scala, gli altri teatri italiani erano infatti tutti costruiti in legno.
Come altri teatri italiani, il "Donizetti" nasce nel XVIII° secolo con un altro nome, quello del suo costruttore Riccardi.  Il Riccardi non aspetto il compimento dell' opera per utilizzare il teatro, che in quel periodo veniva chiamato indifferentemente Teatro Nuovo al Prato di Fiera, o Teatro Nuovo, o Teatro di Fiera.
Si ha notizia di opere rappresentate già nel 1786.

Il teatro ormai completato venne inaugurato in pompa magna nel 1791. L'opera rappresentata è la "Didone abbandonata"e ad aprire l' opera fu il direttore dell'orchestra Rovelli.

Il Teatro ha una facciata intonacata preceduta da un piccolo portico, diversa dalla facciata monumentale attuale, e l'interno, su disegno di Francesco Lucchini .
Il Teatro ha una forma classica con i palchetti all' italiana (tre ordini di palchi più una loggia, che con la ricostruzione seguita al grande incendio del 1797, aggiungerà un'altra loggia), la pianta ad ellisse, le misure perimetrali di circa cinquantotto metri per trentacinque, la platea lunga circa ventuno metri, il boccascena largo circa quindici metri.

Nei del 1800 il Teatro funzionava solamente in primavera ed estate, oltre che per la Fiera.

Dopo l' incendio del 1797 il Teatro fu ricostruito sotto la direzione del famoso architetto Lucchini.

Con la nascita della seconda Repubblica Cisalpina le truppe francesi occuparono Bergamo e nel Teatro Riccardi furono organizzati balletti e spettacoli in loro onore.
Nel 1877 il Teatro venne nuovamente restaurato: vennero aggiunte nuove decorazioni, si rinnovarono l'armatura, la copertura del tetto, la pavimentazione della platea e si sostituirono i sedili di platea.  Nel 1897, in occasione del centenario della nascita del grande compositore, Gaetano Donizetti, il Teatro Riccardi assunse il nome di "Teatro Gaetano Donizetti".

Il "Donizetti" fu uno dei primi teatri ad ospitare un nuovo tipo di spettacolo, il cinematografo.
Nel 1907, sul telone del teatro vennero mostrate per la prima volta delle scene girate per le strade di Bergamo.

 

Ecco alcuni indirizzi di ristoranti da noi personalmente provati:

-       Borgo S.Lazzaro Via S. Lazzaro, 8 Bergamo - Tel. 035.242452

-       Ciccio Passami L'Olio via S. Alessandro, 24/a Bergamo - Tel. 035.226813

-       El Tropico Latino Ristorante con cucina messicana Via Torquato Tasso, 77 Bergamo - Tel. 035.225855

-       Gare Du Nord Via Don Luigi Palazzolo, 44/46 Bergamo - Tel. 035.270707
www.garedunord.it

-       La Fricca Via Previtali Andrea, 18 Bergamo - Tel. 035.231202

-       La Lanterna Enoteca Via Pignolo, 50 Bergamo - Tel. 035.231747

-       La Torre Viale Muraine, 8 Bergamo - Tel. 035.248695

-       Oktoberfest Stube Via 4 Novembre, 65/67 Bergamo - Tel. 035.400008

-       Roccolino Via Roccolino, 13 Bergamo - Tel. 035.242941

-       Tijuana Via Muzio, 6/b Bergamo - Tel. 035.4243950

 

E, per concludere, due curiosità su due personaggi tipici bergamaschi: Gioppino ed Arlecchino.

 

Gioppino
Gioppino è una maschera bergamasca.

La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli.  La tradizione vuole che sia nato da Bortolo Söcalonga e Maria Scatolera a Zanica dove vive con la moglie Margì e il figlio: Bortolì. Il suo nome in bergamasco è Giopì de Sanga.

Ha anche due fratelli Giacomì e il piccolo Pisa 'n braga e i nonni Bernardo e Bernarda.
Faccione furbo, rubicondo, vestito di grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che non professa preferendo guadagni occasionali meno faticosi.

Di modi e linguaggio rozzissimi, di buon cuore, porta sempre con sé un bastone che non disdegna di usare per far intendere la ragione, sempre comunque a vantaggio dei piccoli e degli oppressi.

Amante del vino e del buon cibo, ricerca quando può la compagnia di altre donne benché si dichiari innamoratissimo della Margì.

Gioppino incarna il sempliciotto rozzo ma di buon cuore, pronto a difendere i deboli.
Ecco una filastrocca che lui recita spesso:

«E me so Giopì de Sanga

con trei patate en banda

e töc i me domanda

de che paes so me

E me ghe dò risposta

con voce sopraffina

se g'o la ptatina

l'è töta roba mè»

(Elbaginelli, Ghidoli, Bergamo e il suo territorio, 1977)
Ha assunto, tuttavia, anche una connotazione negativa, come persona furbastra e inaffidabile tanto che nel linguaggio comune si suole dire fare la figura del Giupì di chi non mantiene la parola o usa mezzucci per concludere raggiri di poco conto.

Gioppino oltre che essere una maschera è anche un burattino ed è protagonista di moltissime commedie per il teatro dei burattini.

Uno degli ultimi grandi burattinai è stato il Bigio di San Pellegrino Terme, ossia Luigi Milesi, che alternava la sua attività principale di pasticciere e albergatore a quella di burattinaio per passione, con spettacoli che teneva nella piazzetta adiacente ai propri locali per il godimento di grandi e piccini.
Il Bigio, ora i suoi eredi, possedeva una bella e ricca collezione di burattini con i quali si esibiva.

Sfortunatamente i suoi burattini oggi hanno perso la voce e fanno soltanto bella mostra di sé in una bacheca vetrata, pronti a raccontare nuovamente le proprie storie solo che qualcuno li aiuti, ma ... tant'è.

Il Giopì è anche un giornale, organo ufficiale del Ducato di piazza Pontida.

 
Arlecchino
La maschera di ARLECCHINO è di tradizione italiana, proviene dalla Lombardia.
Ha una maschera nera e una spatola di legno. E' stravagante e scapestrato, ma pieno di astuzia e di coraggio. Soffre di una brutta malattia: la pigrizia.
IL VESTITO DI ARLECCHINO

Per fare un vestito ad arlecchino

ci mise una toppa Meneghino,

ne mise un'altra Pulcinella,

una Gianduia, una Brighella.

Pantalone, vecchio pidocchio,

ci mise uno strappo sul ginocchi,

e Stenterello, largo di mano

qualche macchia di vino toscano.

Colombina che lo cucì

fece un vestito stretto così.

Arlecchino lo mise lo stesso

ma ci stava un tantino perplesso.

Disse allora Balanzone,

bolognese dottorone:

'Ti assicuro e te lo giuro

che ti andrà bene li mese venturo

se osserverai la mia ricetta:

un giorno digiuno e l'altro bolletta.